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Il “mattone” in Italia: in che direzione si muove il mercato?

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Dai dati Istat e dei portali specializzati arriva una fotografia su come e dove si sta muovendo il settore immobiliare del nostro Paese

Il mondo ci ama perché siamo un Paese variopinto sia sotto il profilo umanistico che quello immobiliare. I centri storici delle nostre città sono di dimensioni così ampie che non ci sono paesi europei nei quali trovare esempi simili. Le città medio-piccole, oltre a primeggiare nelle classifiche per qualità e benessere, da sempre sono mete ambite dal punto di vista immobiliare, così come le nuove centralità delle grandi città costruite sopra le macerie dei poli industriali riqualificati. Tuttavia ci sono amministrazioni capaci di attrarre nuovi residenti e città che hanno un’emigrazione costante e continua. È evidente che le prime potranno godere di prospettive migliori nel campo della domanda e dall’andamento dei prezzi immobiliari.                   I mercati cambiano si sa, si adattano alle rinnovate esigenze del consumatore e quello immobiliare non è certo un’eccezione. Lo smart-working ad esempio, dopo l’enorme sviluppo seguito al lockdown per la pandemia, ha innescato una domanda più attenta alle connessioni digitali e agli spazi per lavorare/studiare da casa e al contempo le aziende ora stanno seriamente riflettendo sulle reali necessità di spazi fisici da mettere a disposizione dei propri impiegati. Il digitale poi è diventato lo strumento più utilizzato anche nella ricerca della propria casa e il 92,7% lo fa proprio attraverso le principali piattaforme oggi rappresentate da immobiliare.it, idealista e casa.it. Per comprendere meglio come si muove il “mattone” in Italia, di seguito pubblichiamo alcune statistiche tratte dall’Istat e dai portali del settore:                                                                

  La proprietà                                                                                                                                                                  

Come già detto in premessa, dal punto di vista immobiliare l’Italia è un Paese più unico che raro e ciò si evince anche e specialmente dal fatto che la stragrande maggioranza dei proprietari di case è una persona fisica. Non si conoscono bene le motivazioni di questo amore atavico per l’immobile ma conoscerne i dati può essere utile. Nel 2020, oltre il 90% delle quasi 35 milioni di abitazioni censite, risultavano di proprietà di persone fisiche.

a. Il 55,7% delle abitazioni sono case in cui il proprietario ha la residenza fiscale.

b. Il 17% circa delle e abitazioni sono locate

c. Il 17% circa delle unità immobiliari sono tenute a disposizione.

d. Il 42% circa dei proprietari immobiliari è un lavoratore dipendente.

e. Il 41% circa dei proprietari immobiliari è un pensionato.

f. Solo il 5,9% circa dei proprietari immobiliari ha un’età inferiore a 35 anni.

g. 11 55% circa dei proprietari immobiliari ha un’età compresa tra i 35 ed i 65 anni

h. Più del 35% dei proprietari immobiliari è un ultra sessantacinquenne.

i. Il 5,8% circa dei proprietari guadagna più dai canoni di locazione percepiti che dal proprio lavoro.

Immobili da investimento

Molti italiani possiedono una seconda casa ma non sempre l’utilizzo delle stesse è finalizzato alla locazione, anzi.

1. il 17,2% circa del totale delle abitazioni sono “seconde casa”

2. Il 18% circa degli italiani di conseguenza ha almeno una seconda casa

3. Più dell’80% circa dei proprietari di seconde case le utilizza solo per le vacanze.

4. Il 18% circa delle famiglie italiane paga un affitto per l’abitazione in cui vive.

E’ evidente che sono poche le case definite “a disposizione” dall’Agenzia delle Entrate, che vengono destinate alla locazione e su questo ci sarebbero da comprendere le motivazioni.

Le quotazioni

I prezzi degli immobili residenziali e il valore che sono in grado di mantenere nel tempo. Ci sono cambiamenti in corso da anni mentre altre mutazioni sono frutto degli ultimi tempi.

a. I prezzi delle case sono diminuiti come risultato della crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2007. La contrazione è continuata fino all’arrivo del Covid 19. Dopo la pandemia si sono registrati i primi segnali di ripresa.

b. Il valore degli immobili usati a destinazione residenziale ha subito una perdita dal 2011 al 2019, del 23,3%, che sale addirittura al -30,3% in Centro Italia.

c. Tuttavia dal 1998 ad oggi, i prezzi degli immobili si sono rivalutati del 38,2% a livello nazionale.

d. Roma e Milano fanno statistica a sé over-performando il mercato con il +107,7% di quest’ultima città, mentre Roma fa +50,6%

e. Per comprare casa servono 6,7 annualità di stipendio a livello nazionale (considerando un trilocale di 85 metri quadri ma, come in tutte le medie immobiliari italiane Milano con 12,3 annualità e Roma con 9,2 annualità fanno la differenza.

f. Nel 2010 ci volevano 8,9 annualità di stipendio medio per comprare una casa in Italia.

 Gli acquirenti

Capire e analizzare coloro che hanno acquistato casa da poco o che sono in procinto di comprarla può aiutare ad anticipare le tendenze di mercato.

a. Il 19,2% circa delle famiglie italiane paga un mutuo prima casa.

b. Il 50% circa degli acquirenti infatti compra senza bisogno del mutuo.

C. La fascia d’età in cui viene effettuato un maggior acquisto di fabbricati si conferma quella compresa tra 18-35 anni.

d. il 18,2% del totale dei compratori compra casa per investimento.

e. Il 12,8% delle famiglie hanno dichiarato una propensione all’acquisto della casa.

f. Meno del 4% circa delle famiglie che vorrebbero acquistare una casa oggi può garantire una domanda di acquisto in sicurezza a causa dell’incertezza sui redditi.

Le prospettive del mercato immobiliare non sono del tutto rosee. Infatti, nonostante che la domanda di abitazioni risulti costante, la diminuita propensione del settore creditizio ad erogare mutui influenzerà negativamente il settore

Articolo estratto dal Periodico Confabitare

Si ringrazia

Giangiacomo Congiu

Presidente Centro studi Immobiliari CONFABITARE