L’associazione ha sottoposto al Parlamento una soluzione che di fatto aumenta l’efficacia della norma affievolita dalla riforma 2009
Quello delle occupazioni abusive delle case è un fenomeno – ma meglio sarebbe chiamarlo col suo nome, un reato – che non è recente, anche se possiamo dire che è stato “riscoperto” dal Direttore Mario Giordano. Basterebbe questo per capire che gli va reso il merito di averne fatto oggetto di pubblico dibattito.
Perché piaccia o meno, a volte senza di lui nulla si sarebbe mosso.
Magari non è tutto merito suo, ma è indubbiamente vero che in questo strano Paese non è possibile che, per affrontare con decisione molti problemi che riguardano le persone normali, si debba sempre ricorrere a “Striscia la Notizia” o a “Fuori dal coro”.
Quello delle occupazioni abusive è anche un problema socialmente odioso, perché spesso colpisce gli anziani e le persone fragili.
Complice un sistema normativo carente e autorità che, troppo spesso, fingono di non sapere o di non vedere o, forse anche peggio, usano i tempi della burocrazia per non fare nulla.
E allora, per ridare i corretti strumenti a chi opera sul territorio e, perché no, anche per togliere qualche “facile alibi” a chi finge di non sapere, ecco che Confabitare ha deciso di farsi carico di questo problema.
E lo ha fatto scrivendo ai Ministri interessati e ai Gruppi politici presenti in Parlamento, perché in questi ultimi anni sono stati troppo numerosi i casi di occupazione abusiva di alloggi – spesso perpetrati con violenza e inganno – a danno dei legittimi proprietari.
Il dato raccolto da Confabitare è allarmante, sia perché sono in continuo aumento i casi sia, soprattutto, perché spesso – come detto – le vittime sono persone deboli, anziane e/o malate.
E molte volte anche senza familiari che li possano assistere e aiutare.
Per non parlare dei molti casi in cui le persone che subiscono l’occupazione abusiva non hanno poi altro alloggio in cui vivere.
Non solo, ma vi è anche un ulteriore aspetto morale ancora più ripugnante perché chi occupa abusivamente le case spesso non solo arreca danni ma distrugge effetti e ricordi personali, magari di una vita e, a volte, di persone care che non ci sono più.
Fatte queste doverose premesse, Confabitare si è resa conto che non servono “leggi speciali” né “poteri” particolari. Basterebbe “riportare indietro l’orologio” a prima del luglio 2009.
Questo perché la scelta – oggi rivelatasi del tutto sbagliata e ingiustificata – del legislatore di “alleggerire” le conseguenze penali del reato di violazione di domicilio, attuata con la legge 15 luglio 2009 n. 94, ha fatto pensare a un affievolimento del reato e dell’interesse pubblico a perseguirlo.
E infatti, non sarà un caso che il pericoloso “senso d’impunità” che sembra caratterizzare l’animus di coloro che perpetrano questo reato stia portando non solo a un aumento dei casi, ma – in alcuni casi – anche a un uso maggiore della violenza contro le persone.
Per tutte queste ragioni, Confabitare – Associazione Proprietari Immobiliari ha deciso di sottoporre al Governo e al Parlamento una riforma del codice penale e di procedura penale che, nei fatti, aumenti l’efficacia della norma affievolita dalla riforma 2009.
Quello che proponiamo è un “ritorno al passato”, prevedendo nuovamente che, chiunque s’introduca nell’abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi, contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi s’introduce clandestinamente o con inganno, sia punito con la reclusione da uno a cinque anni se l’abitazione è la dimora abituale dell’avente diritto e dei suoi familiari e da sei mesi a tre anni nel caso oggetto del reato siano le pertinenze, ovvero un’abitazione libera da cose o persone.
Alle stesse pene soggiace chi si trattiene nei detti luoghi contro l’espressa volontà di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi si trattiene clandestinamente o con inganno.
Quindi, facendo una netta distinzione fra casa d’abitazione e immobile disponibile per altri fini (ad esempio, per locarlo e percepirne un reddito).
Ma la modifica sicuramente più importante è quella che prevede che la pena è da due a sei anni, e si procede d’ufficio, se il fatto è commesso con violenza sulle cose, o alle persone, ovvero se il colpevole è palesemente armato.
La modifica proposta da Confabitare, quindi, annulla, nei fatti, l’impianto introdotto dalla legge 15 luglio 2009 n. 94, con la finalità di consentire l’arresto obbligatorio in flagranza – nei due casi aggravati – e la restituzione immediata dell’immobile all’avente diritto.
L’arresto rimarrà, invece, facoltativo nell’ipotesi più lieve.
Ovviamente andranno apportate due variazioni anche al codice di procedura penale.
La nostra proposta, infatti, prevede che gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria procedono all’arresto di chiunque sia colto in flagranza nel caso di delitto di violazione di domicilio e ciò nel caso in cui l’abitazione sia la dimora abituale dell’avente diritto e dei suoi familiari, ovvero quando il reato è commesso con violenza o se si usano armi.
Mentre si prevede che abbiano la facoltà di arrestare chiunque sia colto in flagranza del reato di violazione di domicilio nel caso in cui oggetto del reato siano le pertinenze, ovvero un’abitazione libera da cose o persone. In pratica, nulla di nuovo, ma solo un ritorno al passato.
Lo faranno o, come accade da troppi anni, prevarranno le demagogie, i “populismi da quattro soldi”, la “strana” voglia di essere sempre contro la gente per bene o, comunque, non dalla loro parte?
Se si vuole è facile apportare queste modifiche.
Il problema è che noi siamo anche il Paese delle associazioni come, ad esempio, “nessuno tocchi Caino”! Perché ci si interessa solo di Caino? Forse, ma è solo una mia idea, perché Abele non porta “like” e, quindi, non interessa a nessuno?
Articolo estratto dal Periodico Confabitare
Si ringrazia
Avv. Luca Capodiferro Presidente Centro Studi Nazionale di Confabitare